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Immagine del redattoreAlessandro Napoli

Giro d'America in bici - Gennaro Sposato




Chi eri e cosa facevi prima di andare via dall'Italia nel 2015?


A 18 anni ho lasciato la mia bella Calabria per andare a studiare a Roma, che per molti anni è stata la mia seconda casa. Sono sempre stato appassionato di viaggi e con il passare degli anni aumentava sempre di più la voglia di mettere il naso fuori dall’Europa.

Avevo già fatto diverse esperienze di studio lavoro in Europa, ma sentivo una certa calamita per il Sud America. Nel 2015 sono partito per l'Ecuador con il Servizio Civile Internazionale ed è stato proprio questo “salto” a dar vita al mio viaggio in bici.



Cosa ti ha portato a trasferirti e vivere in Ecuador per 2 anni e mezzo?


La curiosità è stata la motivazione principale. Sono andato in America Latina per svariate ragioni e quando sono arrivato ed ho cominciato a viverla, ho trovato tantissime ragioni per rimanerci.

L’Ecuador, in particolare, è uno dei Paesi più interessanti dove abbia mai vissuto.

La sua biodiversità e il suo multiculturalismo, lo rendono un paese davvero unico, sopratutto se teniamo conto delle sue dimensioni (è ben 30 volte più piccolo del Brasile).

Ho vissuto per quasi due anni e mezzo nell’Amazzonia ecuadoriana a stretto contatto con le comunità indigene "Kichwa", che popolano quelle zone lungo il fiume Rio Napo, uno degli affluenti del famoso Rio delle Amazzoni.

Un posto del genere non può non travolgerti. È impossibile.



Come è nata l'idea di girarsi il continente americano in bici?


Dopo tanti anni di Ecuador sentivo che era arrivato il momento di continuare ad esplorare nuovi luoghi. Volevo scoprire questo continente in un modo lento e umano, entrando in empatia con i popoli andini che vivono oltre i 4000 m.s.l.m e la bici mi è sembrato il mezzo più adatto alla mia idea di viaggio. In passato avevo viaggiato in bici per brevi periodi, ma sognavo i grandi viaggi con biglietti di solo andata.

Quei viaggi dov’è facile perdersi per poi ritrovarsi.

Fu così che nel gennaio 2018 ho lascai la mia casa in Ecuador e cominciai a pedalare sulle Ande verso Sud. Ci ho messo 7 mesi per arrivare a Buenos Aires in Argentina.

Le Ande mi hanno messo a dura prova, ma mi hanno dato veramente tanto.

Dopo Buenos Aires sono volato in California e ho attraversato gli Stati Uniti dalla Costa Ovest alla Costa Est arrivando a Miami. Ho percorso la Route 66, la Death Valley, il Gran Canyon e le grandi praterie fino a sbucare sulla costa atlantica.

Non avendo più terra su cui appoggiare le mie ruote, ho deciso di volare in Messico, dove ho ripreso il mio viaggio verso sud per i paesi del Centro America fino a Panama.





Raccontaci questi 2 anni di viaggio? (Tappe, difficoltà, insegnamenti)


Provare a raccontare un viaggio di due anni è impossibile.

Le difficoltà sono tante anche perché si vive la strada e le condizioni climatiche, che molte volte non sono favorevoli. Una cosa di cui mi sono stupito veramente è l'incredibile capacità di adattamento del nostro corpo umano. Rimanevo senza parole quando mi sentivo benissimo, dopo giorni e giorni passati in tenda, magari dormendo bagnato o in pessime condizioni. Quando mi concedevo qualche notte in ostello per riprendere un po’ di forze il giorno dopo stavo malissimo. È come se il corpo capisse che quello è un luogo sicuro in cui ammalarsi e curarsi.


Tappe: Non organizzo tanto anche perché il più delle volte non seguo i miei piani. Cerco di essere autosufficiente con cibo ed attrezzatura, cosi da poter affrontare anche lunghi periodi senza la necessità di entrare nelle città, che in bici è davvero stressante.


Insegnamenti: Il mondo e chi lo popola è molto più umano di quello che pensiamo.



Come organizzi un viaggio del genere?


Un viaggio di queste dimensioni spazio-tempo non si riesce ad organizzarlo tutto in una volta.

Le tappe sono delle mete, dei nuovi punti di partenza dove festeggiare il percorso attraversato, riposare e pianificare un'altra parte del viaggio.

Vivo tutto questo come dei piccoli traguardi, che poi si uniranno quando questo grande progetto sarà concluso. (ancora non ho capito quando…)

A livello tecnico e pratico cerco di organizzarmi per essere libero il più possibile libero e dipendere il meno possibile da ristoranti, hotel e quant’altro.

La mia bici è la mia casa e tutto quello che mi serve me lo porto con me. Questo mi permette di avere la completa autonomia sulle mie scelte e sui miei tempi. Una cosa fondamentale!



Dall'Australia all'Italia in bici?


Esatto, sono a Melbourne da febbraio 2020. Sono arrivato qui qualche settimana prima che iniziasse tutta la situazione del COVID-19. Qui lavoro con la mia bici facendo consegne per uno laboratorio dentistico. Il mio visto australiano scadrà a febbraio. Dopo di che vorrei volare a Singapore nel Sud Est Asiatico e da li riprende la mia lenta pedalata per attraversare l'Asia fino all'Europa per arrivare a casa dei miei genitori in Calabria. Sogno ad occhi aperti il mio ritorno in Italia.

Questo viaggio richiederà un’organizzazione ben diversa rispetto al viaggio in America.

I visti, le stagioni e le varie situazioni politiche dei paesi che attraverserò mi metteranno davanti a delle scelte e a delle grandi sfide, ma non vedo l’ora di ritornare per strada!



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